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di Mauro Minervini (1946-2017) | ||
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priamo questa sezione di R&B con un fucile di epoca classica, una
doppietta giustapposta Army & Navy di proprietà di uno dei nostri
Soci Fondatori. |
Pur se non tra i più famosi costruttori dell’epoca, Army & Navy, Società Cooperativa di Londra, rappresenta una realtà importante e caratterizzata da un particolare modo di operare. Le sue armi, lunghe e corte, venivano infatti, costruite su licenza dei più famosi costruttori; o meglio, più probabilmente, venivano costruite dagli stessi e commercializzate sotto il nome della A&N. |
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Sono caratterizzate da livelli di finitura leggermente inferiori a quelli dell’originale, ma solo per quanto concerne particolari secondari quali un’incisione meno ricca, ma non meno curata,uno zigrino non microscopico, il grilletto anteriore non snodato (ma questa caratteristica è comune anche ad armi dell’epoca di altissimo livello), la cassetta di quercia rivestita in tela olona invece che in pelle. | ||
Proprio per questa maggior “rudezza”, erano molto diffuse tra gli Ufficiali e i Funzionari in servizio nelle colonie, che ne facevano uso in condizioni ambientali assai severe; ovviamente, sottoporre a continui e pesanti maltrattamenti un fucile certamente bello, ma di costo relativamente contenuto, destava meno preoccupazione che portare lungo i canneti del Nilo o nella boscaglia sudafricana un Boss, un H&H, un Purdey, un Jeffery, un Lancaster. |
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Ma
nonostante quanto sopra, la nostra doppietta possiede tutta la classe
ed il fascino di un periodo ormai, ahimé, passato ed irripetibile. |
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Se si osserva con attenzione la bascula stessa, in particolare il raccordo tra seni e legni presenta una struttura pronunciata, assai simile a quella delle doppiette Boss; uguale analogia si coglie nel disegno della parte superiore della cartella, che supporta la batteria tipo H&H a molla avanti; i seni sono apparentemente dissimili, ma a ben guardare si nota che le differenze nascono dalla necessità di minor lavorazione cui abbiamo fatto cenno sopra; in effetti le viste laterali dimostrano anche qui analogie non casuali; difatti anche il disegno del loro raccordo con la sede della chiave è del tutto sovrapponibile. |
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Abbiamo evitato di fotografare la batteria, perché è bene ridurre al minimo gli interventi del cacciavite su una pur arzilla vecchietta, ma un precedente smontaggio aveva rivelato una costruzione, accuratissima, anche essa di impostazione Boss. Non è avventato quindi ritenere che – costruita su licenza o solo marcata A&N – l’arma sia stata sviluppata sugli schemi del famoso costruttore Londinese. |
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Bascula Boss |
Bascula Army & Navy |
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Evidentissime le analogie tra la bascula Boss e quella dell'Armi & Navy, il più semplice disegno dei seni della seconda rappresenta uno degli elementi di riduzione delle lavorazioni; praticamente identico il raccordo degli stessi con la sede dalla chiave, anch'essa molto simile. | ||||
La bascula è molto snella, leggermente rastremata in direzione della croce dell’asta la tavola nella parte anteriore; presenta le tipiche mortase, non passanti, dei tenoni e le leve di armamento dei cani. La culatta, meglio la faccia della culatta, presenta i fori dei percussori, muniti dei classici barilotti intercambiabili, e lo scasso della triplice chiusura. Si tratta di una Westley Richards, o testa di bambola, ( a nostro avviso la sola pari per efficienza ad una triplice Greener a foro tondo e doppia conicità del chiavistello ed alla “razionale” di beretta) nella quale una struttura conica fuoriesce dal prolungamento della bindella e viene bloccata in bascula da un traversino comandato dalla chiave. |
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I tenoni non sono in genere il punto di forza delle chiusure albioniche . L'aggiustaggio non era precisissimo, anche per facilitare l’apertura delle canne - pallino di tutti i costruttori inglesi - altrimenti resa meno scorrevole dal contemporaneo armamento dei cani. La tavola è lunga 46,5 cm. e larga 47 ai nastri inferiori; i piani, di bascula, misurando ovviamente la superficie di contatto con i piani delle canne, risultano mm. 41 x 47. Per questa serie di caratteristiche la validità della chiusura superiore ha, in queste armi, un’importanza fondamentale. | ||
I seni lievemente compressi suscitano un’impressione immediata di affidabile solidità, pur senza alcuna pesantezza, come l’ampia codetta di bascula di tipico disegno a due ordini , che reca la levetta della sicura, con il “safe” ancora perfettamente dorato, nonostante l’età veneranda. |
Da notare che la sicura viene inserita automaticamente all’apertura, tramite un leveraggio connesso alla chiave . |
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Il disegno della cartella è armonico e lieve, con archi di diverso raggio tra loro raccordati in equilibrio estetico perfetto. Il petto, con i bei nastri e la delicata incisione, i grilletti, la loro guardia e relativa codetta, sono piacevoli alla vista ed in perfetto equilibrio col resto dell’arma. |
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Le canne, lunghe 76 centimetri, sono unite a “demibloc” con la tecnica dei semi-ramponi solidali ai tubi-si nota appena la linea di saldatura- e forate a 18,2 millimetri con strozzature da 3 e 6 decimi; le camere sono lunghe 65 millimetri, nel più sovrano disprezzo per le esigenze del mercato Europeo. Le forature sono eccezionali, i bocchetti lunghi e di conseguenza con un raccordo molto dolce e progressivo, foriero di un composto raccogliersi del fuso; entrambe le canne hanno rese, con cartucce da 28 e 32 grammi, sostanzialmente sovrapponibili a quelle di un fucile “normale” con cartucce da 32 o 36 grammi, ovviamente a pari strozzatura.. La vecchia signora, regolarmente utilizzata a beccaccini, dice tranquillamente la sua anche quando da un fosso si stacca una veloce alzavola o un corazzatissimo germano. |
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La bindella che le unisce, di disegno classico, reca una lieve incisione nel tratto iniziale. L’astina, leggera e d apparentemente sfuggente, assicura una presa solida e gradevole. Reca sul puntale una guarnizione in acciaio, anch’essa sobriamente incisa, e la levetta dello svincolo a pompa. |
Le incisioni, a tralci ed inglesina, sono distribuite secondo il classico schema, con ampie zone lisce. Non ricchissime, denotano peraltro tratto sicuro che crea un dolce gioco di luci e ombre, senza esibizionismi. |
I legni sono di gran bellezza, anch’essi senza nulla concedere allo spettacolo. L’essenza di colore caldo, il fitto svolgersi delle venature, il loro equilibrato contrasto è di grande ed armonica compostezza. Se si verniciasse a gomma lacca come questo uno di quei calci da show room cui ci stanno abituando, ci sentiremmo più sulla Quinta strada che a Bond Street. Il che, direbbe Guareschi, non è né bello né istruttivo. |
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La cassetta, provata dal tempo, ha avuto bisogno di interventi radicali su tela e cuoi; i fornimenti in ottone, così come il rivestimento interno, la bacchetta di pulizia ed alcuni scovoli, sono rigorosamente originali |
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Una distinta dama del secolo scorso. Una gran Signora, ma più che una dama di corte in pizzi e trine, una “farmer Lady ”, ancora pronta ad infilarsi stivali, calzoni e giacca di tweed ed a scendere in campo nelle braccia del suo uomo; tra l’abbaiare festoso dei bracchi ed il fruscio dello Shannon che scorre maestoso verso Luimneach. |
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