di Mauro Minervini (1946-2017)  
 

 

 
 

priamo questa sezione di R&B con un fucile di epoca classica, una doppietta giustapposta Army & Navy di proprietà di uno dei nostri Soci Fondatori.
Dagli archivi della Società, conservati presso l’Università di Glasgow, abbiamo appurato che si tratta di un’arma costruita nel 1909, venduta al bel prezzo,  che la dice lunga sulla qualità dello schioppo, di 16 sterline, felicemente giunta alla soglia del primo secolo  di vita.

 
 

Pur se non tra i più famosi  costruttori dell’epoca,  Army & Navy,  Società  Cooperativa  di  Londra, rappresenta una realtà importante e caratterizzata da un particolare modo di operare. Le sue armi, lunghe e corte, venivano infatti, costruite su licenza dei più famosi costruttori; o meglio, più probabilmente, venivano costruite dagli stessi e commercializzate sotto il nome della A&N.

 
  Sono caratterizzate da livelli di finitura leggermente inferiori a quelli dell’originale, ma solo per quanto concerne particolari secondari quali un’incisione meno ricca, ma non meno curata,uno zigrino non microscopico, il  grilletto anteriore non snodato (ma questa caratteristica è comune anche ad armi dell’epoca di altissimo livello), la cassetta di quercia rivestita in tela olona invece che in pelle.  
 

Proprio per questa maggior “rudezza”, erano molto diffuse tra gli Ufficiali  e i Funzionari in servizio nelle colonie, che ne facevano  uso  in condizioni ambientali assai severe; ovviamente, sottoporre a continui e pesanti maltrattamenti un fucile certamente  bello, ma di costo relativamente contenuto, destava meno preoccupazione che portare lungo i canneti del Nilo o nella boscaglia sudafricana un Boss, un H&H, un Purdey, un Jeffery, un Lancaster.

 
 

Ma  nonostante quanto sopra, la nostra doppietta possiede  tutta la classe ed il fascino di un periodo ormai, ahimé, passato ed irripetibile.
Il giustapposto  ha la struttura tipica delle armi britanniche dell’epoca.
La linea è elegantissima e snella (non arriviamo a 2800 grammi con canne da 76 cm), filante come solo gli Inglesi sono riusciti a fare. Le lunghe canne ed il calcio sottile, con la classica impugnatura, si fondono armonicamente con la bascula  per darle uno slancio ed una levità difficilmente ripetibili.

 
 

Se si osserva con attenzione la bascula stessa, in particolare il raccordo tra seni e legni presenta una struttura pronunciata, assai simile a quella delle doppiette Boss; uguale analogia si coglie nel disegno della parte superiore della cartella, che supporta la batteria tipo H&H a molla avanti; i seni sono apparentemente dissimili, ma a ben guardare si nota che le differenze nascono dalla necessità di minor lavorazione cui abbiamo fatto cenno sopra; in effetti le viste laterali dimostrano anche qui analogie non casuali; difatti anche il disegno del loro raccordo con la  sede della chiave è del tutto sovrapponibile.

 
 

Abbiamo evitato di  fotografare la batteria, perché  è bene  ridurre al minimo gli interventi del cacciavite su una pur arzilla vecchietta, ma un precedente smontaggio aveva rivelato una costruzione, accuratissima, anche essa di impostazione Boss. Non è avventato quindi ritenere che – costruita su licenza o solo marcata A&N – l’arma sia stata sviluppata sugli schemi del famoso costruttore Londinese.

 
     
 

   
 

 Bascula Boss

 

Bascula Army & Navy

 
 

 
         
  Evidentissime le analogie tra la bascula Boss e quella dell'Armi & Navy, il più semplice disegno dei seni della seconda  rappresenta uno degli elementi di riduzione delle lavorazioni; praticamente identico il raccordo degli stessi con la sede dalla chiave, anch'essa molto simile.  
   
         
 

La bascula è molto snella, leggermente rastremata in direzione della croce dell’asta la tavola nella parte anteriore; presenta  le tipiche mortase, non passanti, dei tenoni e le leve di armamento dei cani. La culatta, meglio la faccia della culatta,  presenta i fori dei percussori, muniti dei classici barilotti intercambiabili, e lo scasso della triplice chiusura. Si tratta di una Westley Richards, o testa di bambola, ( a nostro avviso la  sola pari per efficienza ad una triplice Greener a foro tondo e doppia conicità del chiavistello ed alla “razionale” di beretta) nella quale una struttura conica fuoriesce dal prolungamento della bindella e viene bloccata in bascula da un traversino comandato dalla chiave.

 
 
     
         
 

 
 

 

     
  I tenoni non sono in genere  il punto di forza delle chiusure albioniche . L'aggiustaggio non era precisissimo,  anche per facilitare l’apertura delle canne -  pallino di tutti i costruttori inglesi -  altrimenti  resa  meno scorrevole  dal contemporaneo armamento dei cani. La tavola è lunga 46,5 cm. e larga 47 ai nastri inferiori; i piani, di bascula, misurando ovviamente la superficie di contatto  con  i piani delle canne, risultano mm.  41 x 47.  Per  questa serie di caratteristiche   la validità della chiusura superiore ha, in queste armi, un’importanza fondamentale.  
 

I seni lievemente compressi  suscitano un’impressione immediata di affidabile  solidità, pur senza alcuna pesantezza, come l’ampia codetta di bascula  di  tipico disegno a due ordini , che reca la levetta della sicura, con il “safe” ancora perfettamente dorato, nonostante l’età veneranda.

 
 

Da notare che la sicura viene inserita automaticamente all’apertura, tramite un leveraggio connesso alla chiave .

 
  Il disegno della cartella è armonico e lieve, con archi di diverso raggio tra loro raccordati in equilibrio estetico perfetto. Il petto, con i bei nastri e la delicata incisione, i grilletti, la loro guardia e relativa codetta, sono piacevoli alla vista ed in perfetto equilibrio col resto dell’arma.  
     
   
 

 

 
 

Le canne, lunghe 76 centimetri, sono unite a “demibloc” con la tecnica dei semi-ramponi solidali ai tubi-si nota appena la linea di saldatura- e forate a 18,2 millimetri con strozzature da 3 e 6 decimi; le camere sono lunghe 65 millimetri, nel più sovrano disprezzo per le esigenze del mercato Europeo. Le forature sono eccezionali, i bocchetti lunghi e di conseguenza con un raccordo molto dolce e progressivo, foriero di un  composto raccogliersi del fuso; entrambe le canne hanno rese, con cartucce da 28 e 32 grammi, sostanzialmente  sovrapponibili  a quelle di un fucile “normale” con cartucce da 32 o 36 grammi, ovviamente a pari strozzatura.. La vecchia signora, regolarmente utilizzata a beccaccini,  dice tranquillamente  la sua anche quando da un fosso si stacca una veloce alzavola o un corazzatissimo germano.

 
 

La bindella che le unisce, di disegno classico, reca una lieve incisione nel tratto iniziale. L’astina, leggera e d apparentemente sfuggente, assicura una presa solida e gradevole. Reca sul puntale una guarnizione in acciaio, anch’essa sobriamente incisa,  e la levetta dello svincolo a pompa.

 
 

Le incisioni, a tralci ed inglesina, sono distribuite secondo il classico schema, con ampie zone lisce. Non ricchissime, denotano peraltro tratto sicuro che crea un dolce gioco di luci e ombre, senza esibizionismi.

 
         
     
 

I legni sono di gran bellezza, anch’essi senza nulla concedere allo spettacolo. L’essenza di colore caldo, il fitto svolgersi delle venature, il loro equilibrato contrasto è di  grande ed armonica compostezza. Se si verniciasse  a gomma lacca come questo  uno di quei calci da show room cui ci stanno  abituando, ci sentiremmo più sulla Quinta strada che  a Bond Street. Il che, direbbe Guareschi, non è né bello né istruttivo.

 
         
     
 

 

     
 

La cassetta, provata dal tempo, ha avuto bisogno di interventi radicali su tela e cuoi; i fornimenti in ottone, così come il rivestimento interno, la bacchetta di pulizia ed alcuni scovoli, sono  rigorosamente originali

 
         
     
 

 

     
 

Una distinta dama del secolo scorso. Una gran Signora, ma più che una dama di corte in pizzi e trine,  una “farmer Lady ”, ancora pronta ad infilarsi stivali, calzoni e giacca di tweed ed a scendere in campo nelle braccia del suo uomo; tra l’abbaiare festoso dei bracchi  ed il fruscio dello Shannon  che scorre maestoso  verso Luimneach.