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di Mauro Minervini (1946-2017) | ||
a piccola 418, o per esattezza 421 perché così era denominata nel catalogo Beretta la versione dorata, in calibro 6,35 Browning, che occupa oggi un altrettanto ridotto spazio nel mio blindato, fu, nei primi anni 50 del secolo scorso, oggetto dei miei desideri di bimbo; e siccome in materia di armi ero solito tentare di trasformare in fatti le fantasticazioni, mio padre alla fine se ne disfece, passandola ad un mio zio |
materno. Me ne rammaricai all’inizio, ma poi venne il primo fucile vero, un Flobert calibro 9 ad otturatore girevole-scorrevole, poi il 32, con essi la caccia, poi la doppietta a cani esterni e così via; la pistola dorata fu presto dimenticata. Nel 2000 la moglie, ormai vedova, di mio zio mi chiamò preoccupatissima perché, nel vuotare casa per un trasloco, aveva trovato due pistole. Una di queste era la piccola pistola dorata della mia infanzia che, espletate tutte le formalità, prese la strada di casa mia. Debbo dire che all’inizio l’aspetto affettivo (probabilmente, tra l’altro, si tratta di un omaggio di Pier Carlo Beretta a mio nonno) prevalse per una volta su quello della passione armiera. Ma, si sa, chi ha la vocazione prima o poi si arma di cacciavite e, se ha dove pubblicare le proprie considerazioni, di macchia fotografica, carta e penna. Così, dopo sessant’anni precisi la paziente Berettina diventa oggetto di queste note. | |||
Si tratta del modello 418, nato nel 1937, ma che deriva da una serie di modelli che prendono origine, come le altre semiautomatiche della Beretta nei calibri maggiori, il 7,65 browning ed il 9x17, da armi e progetti sviluppati nel periodo della grande guerra. Possiamo dire con certezza che si tratta dell’evoluzione della modello 19, dalla quale differisce fondamentalmente per la presenza dell’avvisatore di armamento e per l’impugnatura, la cui forma fu mutuata nel 1935 (sul mod. 318) da quella della sorella maggiore, la mod. 34 in 9 corto. L’avviso di armamento venne realizzato semplicemente adottando un percussore che recava un’appendice posteriore fuoriuscente dal carrello tramite un foro passante quando la molla era compressa e l’arma pronta a sparare | |||
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La mod 418 venne fabbricata dal 1937 al 1961, con un’interruzione, a causa degli eventi bellici, dal marzo 1944 all’agosto del 1945. | |||
L’arma è caratterizzata dalla chiusura a massa, e la canna fissa è bloccata al fusto da un innesto a coda di rondine analogo, dimensioni a parte, a quello delle mod. 34 e 35. | |||
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Anche la catena di scatto si presenta concettualmente molto simile, differendo per la presenza, nella 418, della sicura dorsale e per il sistema di percussione. | |||
Nella più piccola infatti, trattandosi di un’ arma da tasca, non è presente il cane, soggetto ad impigliamenti ; la percussione è affidata, come dicevamo,al percussore lanciato. Oggi una soluzione del genere, ci metterebbe in apprensione. All’epoca questi problemi non erano oggetto di grande considerazione. |
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percussore, leve di scatto, sicura dorsale |
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Sulla sinistra la leva della sicura, che blocca il solo grilletto, ed ha anche funzione di bloccaggio del carrello in posizione arretrata. La funzione di hold open è delegata all’elevatore del caricatore. | |||
Lo smontaggio si effettua seguendo la medesima procedura, prevista per la mod 34 e, in sostanza, per tutte le Beretta con canna fissa. Dopo aver estratto il caricatore si arretra il carrello portandolo a fine corsa e bloccandolo con la leva della sicura si spinge la canna all’indietro col palmo della mano. Dall’ampia finestra dell’estrattore (in purissimo stile Beretta) si estraggono canna molla e guidamolla, poi il carrello scorre libero all’indietro e scopre il leggerissimo fusto dorato. | |||
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Si, leggerissimo. Perché la 418 è stata una delle prime pistole al mondo, la seconda della Beretta, costruita col fusto in lega leggera. Nero normalmente, anodizzato color oro per alcuni modelli, in qualche caso anche incisa. | |||
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Beretta 418 |
Pagina catalogo:
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Grazie alla copia del catalogo fornitaci da Gianluca Garolini possiamo elencare con precisione i vari modelli: | |||
Modello 418: Liscia Nera | |||
Modello 420: Ricca incisione e parti esterne cromate | |||
Modello 420 bis: Come la 420 ma con guancette tipo tartaruga | |||
Modello 421: Come la 418 ma dorata, guancette tartaruga su telaio metallico dorato | |||
Nella stessa pagina del catalogo è presentata anche la Beretta 950 cal. 6.35 | |||
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Beretta 950 cal. 6.35 |
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Certo nel 1945, anno di fabbricazione di questo esemplare, a guerra appena terminata, (la produzione venne sospesa tra la primavera 1944 e l’estate 1945) pensare alle incisioni della 418 era probabilmente l’ultima delle preoccupazioni della Beretta. |
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Anche per le guanciole di tartaruga debbono essere restate per questo ed altri esemplari, un qualcosa di veramente irrealizzabile. In effetti le guanciole erano nere, provviste di una scheletratura in alluminio, anche queste copia in scala di quelle della mod. 34 in 9 corto | |||
La 418 è una pistola di limitate potenzialità offensive. Questo tipo di armi, a volte definite da taschino o da signora, ha l’indiscutibile vantaggio di poter essere facilmente nascosto, pesare poco, entrare in qualsiasi tasca di giacca o pantalone, e nella più piccola borsetta da sera. Proprio per questo gli organi di mira sono ridotti all’essenziale. | |||
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A questi lati positivi si contrappongono alcune indiscutibili controindicazioni: scarso potere d’arresto, precisione intrinseca non eccelsa e limitata dagli organi di mira sempre molto approssimativi non contribuiscono a ritenere una semiauto in 6,35 Browning il massimo della sicurezza. (vedi la scheda “il 6.35 Browning”) |
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La 418 pesa, scarica, 300 grammi esatti; entra comodamente nel taschino di una normale camicia da uomo, è lunca circa 11 cm. ed alta 9, 1 cm meno di una cartuccia del 375 H&H, ed è larga 2 cm nel punto di massimo spessore. | |||
Le dimensioni sempre molto limitate, conferiscono a questa ed alla altre 6,35 una portabilità assoluta, ma fino ai primi anni ’70 le pistole in tal calibro erano ampiamente utilizzate in Italia come arma principale tanto che alcune semi automatiche di questo tipo, compresa la 418, erano dotazione d’ordinanza di alcuni corpi armati dello Stato tra i quali la Guardia di Finanza. Spesso venivano portate in fondina alla vita anche dai civili, come prima arma, in quanto ottimisticamente ritenute idonee alla difesa personale. | |||
Mauro Minervini | |||
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