uando consideri e valuti un oggetto che desta in te un certo interesse, non puoi prescindere da quello che l’oggetto rappresenta, storicamente e culturalmente. Dal semplice e squallido bicchierino di plastica al calice dorato di Murano, dalla sontuosa poltroncina Luigi XIV all’essenziale  sedia di design moderno, dal carro Conestoga alla lussuosa Rolls-Royce, tutto ciò che viene prodotto dall’uomo ha una sua funzione, una sua storia e soprattutto un suo significato in rapporto al  
  tempo in cui viene prodotto ed al mondo nel e per  il quale chi lo produce lo ha immaginato, progettato e costruito.  
  A questa regola non sfuggono- come e perché potrebbero eluderla?- le armi.  E la loro storia corre parallela con la storia dell’Uomo e del progresso tecnologico.  
  Radica e Bajonette intende dedicare questa sezione a quegli artigiani che rinnovano quotidianamente con impegno, orgoglio  e consapevolezza del proprio compito,   la tradizione della propria terra e dei propri padri.  
  Pubblicheremo qui il materiale fornito direttamente da loro, dopo averlo esaminato, al fine di creare non uno spazio pubblicitario, ma una vetrina. Che è cosa diversa. Certo, ci sarà nelle loro parole una traccia evidente di auto compiacimento, ognuno di loro parlerà di se stesso come del migliore ma come non giustificarlo? Stilare  graduatorie  tra questi gelosi custodi della nostra grande tradizione non è possibile; ché ognuno di loro è, vivaddio, il primo di tutti.  
  Il nostro “lavoro”, in questo caso, consiste solo nel creare un filtro; non troverete in queste pagine, come non troverete nell’intero sito, batterie e bascule commerciali o paperelle in simil oro contrabbandate per finissime opere di grandi azzelinieri, geniali progettisti e pronipoti di Medici o Corombelle.  
  Troverete , illustrate con giusto orgoglio dai rispettivi fabbricanti, bellissime armi. La bellezza la non è, peraltro, né la sola né la principale caratteristica. Certo, il metro di giudizio in base al quale le selezioneremo sarà soggettivo, e quindi fallibile, ma a questo non possiamo porre riparo.  
     
  Abbiamo scritto a proposito delle armi,  nella presentazione di questo sito:  
     
  “ quella di fare armi belle è arte, ed è arte di pochi; non è il prezzo che fa l’arma, ma la storia che essa rappresenta o dalla quale essa è nata a fare arma e valore. Che è cosa diversa dal prezzo.”  
     
  Questa sezione è dedicata alle casate armiere Europee, alla loro attuale attività, alla conservazione dei valori della tradizione ed alla capacità di cogliere nelle moderne tecnologie quegli elementi che alla tradizione non sottraggono, ma aggiungono valore.  
  Alle famiglie che per generazioni hanno contribuito al progresso tecnico dell’arma senza trascurarne l’aspetto estetico; meglio, portando al massimo livello il concetto per cui ciò che è tecnicamente valido possiede spesso quella armonia che lo rende bello.  
  La Fucina di Vulcano vuol essere, attraverso la storia o le immagini di  alcuni, un omaggio a tutti coloro che hanno contribuito a rendere  la Storia delle Armi storia dell’Arte Armiera.  
     
  Apriamo la sezione con un documento per noi di grandissimo pregio ed interesse.  
     
  Avevamo chiesto ad alcuni importantissimi fabbricanti  di fornirci materiale -soprattutto documentale e fotografico- relativo alla loro realtà ed attività. Abbiamo inoltre richiesto di visitare  alcune delle ultime, gloriose “Fucine di Vulcano” che fortunatamente ancora sopravvivono in Italia ed in Europa.  
  Tra le tante risposte, il 4 marzo abbiamo ricevuto quella di Mister Graham W. Greener, titolare della famosissima omonima fabbrica Inglese di fucili da caccia, cui sono da attribuire innovazioni fondamentali quali la strozzatura delle canne lisce e la famosissima terza chiusura.  
  Mister Greener, dopo aver preso visione della nostra modesta, ma evidentemente apprezzata opera,  ci prometteva di scrivere per Radica e Baionette  una breve storia della sua gloriosa fabbrica  e, da buon gentleman, ha mantenuto la parola.  
  È quindi per noi immenso piacere potervi offrire questo documento, anche tradotto nostra lingua, come “ouverture” de “la Fucina di Vulcano”  
     
  Buona lettura   
     
 

 
 
 
 

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