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pensava
alla caccia
ma allo stadio si andava senza bisogno della Polizia in tenuta antisommossa e le
signore potevano andare a Teatro con il collier di brillanti in bella vista. |
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Sopportare per ore, per mesi, un ricco e
stupido amico nella speranza che ti mostri (e ti faccia usare) il suo Royal.
Sentire, per la prima volta, il rumore morbido, sordo e metallico di una
cartuccia che scende, grave, nella camera di un express. |
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Tanti momenti in cui una bell’arma
diventa, per un’ora, un giorno, un mese, o per sempre, un pezzo importante della
tua vita. |
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E pensi a volte, in questi momenti, di
esser tu il solo grande appassionato, o uno dei pochissimi eletti. Che solo una
radica, un’incisione, una bascula di equilibrio perfetto siano capaci di
suscitare, in un vero oplofilo, sensazioni di beatitudine pari a quelle create
da un’impeccabile esecuzione di Beethoven, da un quadro di Van Gogh, da una
imperiosa scultura d Michelangiolesca |
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Poi, un giorno, incontri un altra persona;
presenta sintomi diversi. Diversissimi. O, forse, gli stessi. |
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Lui, al Liceo, andava in un museo a
sbirciare 91, od i Garand; o un lungo schioppo chiamato "tapum" che -pensi con
un filo di sussiego- non verrà mai alla spalla con la facilità del Lebeau o
della Boss che covi da anni. Non avrà mai legni e zigrini di pari bellezza. La
guardia del grilletto, ti dici, pare l’antitesi dell’eleganza. |
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Anche l’altro, intanto, guarda i tuoi
schioppi. |
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Quelli lisci, pensa sprezzante, non
tireranno mai oltre i quaranta metri. Quelli rigati produrranno meste parabole a
sesto acuto. Mai da loro verrà storia diversa da quella di una divertente
giornata; le tragedie passate avanti a quelle canne sono, al massimo,
sintetizzate in un elefante che si abbatte di schianto nella savana, dal Gneck
di un beccaccino spezzato dal piombo, da uno stupido uomo travolto, in un
tragico gioco, da quella che doveva essere preda. |
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Poi cominciate, tu e lui, a guardar
meglio, pensare, di nuovo guardare. E all’ironia subentra la curiosità, la
voglia, di capire Perché. |
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Parlate, ascoltate, riflettete. E, alla
fine, capite. |
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Capite che provate entrambi lo stesso
sentimento di stupita ammirazione davanti all’opera dell’Uomo. |
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Che amate le cose vere, che i tenoni del
tapum, la chiusura del Boss, il "catenaccio" kersten del Sodia sono figli della
stessa cultura. Che dentro ognuna delle " vostre" armi c’è la storia, quella
dell’ homo faber. |
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E decidete di fare un pezzo di strada
insieme. |
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Come abbiamo deciso noi. |
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Anche per poter dire che un fucile
modesto diventa inguardabile se ancor più modesta è l’incisione, e che questa se
non è bella è meglio non ci sia ; che un’arma militare stuprata da una canna non
sua è ormai soltanto un fucile, irrimediabilmente senza attributi. Che un bel
legno ed un’incisione da milioni non fanno, senza la classe, un’arma da signori,
ma solo da ricchi. |
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Che quella di fare armi belle è arte, ed è
arte di pochi; che non è il prezzo che fa l’arma, ma la storia che essa
rappresenta o dalla quale essa è nata a fare arma e valore. Che è cosa diversa
dal prezzo. |
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Noi vorremmo, immodestamente, far di
queste pagine elettroniche un piccolo centro di cultura oplofila. Con l’aiuto di
altri uomini di buona volontà, ed un po’ di entusiasmo, contiamo di riuscirci. |
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Mauro Minervini (1946-2017) |
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