FANTASMA ALL'ALBA |
|||
Mauro Minervini (1946-2017) |
ubito dopo completato il mio piano di prelievo in selezione,
un serio problema familiare mi ha tenuto impegnato -e mi ha
soprattutto stressato-
per quasi tre settimane, impedendomi tra le altre cose (poche
più serie, molte meno)
di dedicarmi alla mia grande passione, la caccia. |
Quale scusa ed occasione
migliore
per pulire una carabina ed andarmene in giro per |
||
“senti un po’, Marco, io sono tirato
come una corda di violino e voglio andarmene a cercare un animale
vero. Maschio, femmina,
giovane o
vecchio,
Daino o Capriolo
poco mi
interessa, l'importante è fare una bella cacciata seria, di quelle
che se sbagli qualcosa torni a casa a mani vuote” |
||
Marco capisce al volo, ci risentiamo il
giorno successivo: “domani alle 5 al vecchio Dazio
Pontificio del Chiarone
Ti aspetta un signore con un cappelletto…” L’indicazione,
sinceramente, è assai vaga; peraltro non ci saranno molti signori,
con o senza cappelletto,
in mezzo alla SS 1
Aurelia, davanti al vecchio stabile
del
Dazio alle 5 di mattina. |
||
La sera carico il SUV, lascio ai piedi
del letto i vestiti che indosserò a caccia. In tinello,
|
||
Il mattino successivo mi sveglio per
tempo,
doccia, mi trattengo
all’ultimo momento
dall’abitudine
di aspergermi della mia lavanda preferita, vestito in un attimo
parto con un qualche minuto di anticipo;
quando mi accorgo di
aver superato il luogo dell’appuntamento torno indietro smoccolando,
ma solo
un
poco.
Sul
piazzale c’è il simpatico accompagnatore, si chiama Mauro anche lui, Capalbiese DOC e, ovviamente, con un cappelletto in testa.
Arriviamo in Azienda parecchio prima dell'alba, lasciamo il
SUV vicino ad un vecchio casale. Carabina, una controllata allo
zaino, binocolo al collo e via. Raggiungiamo a piedi l'appostamento;
manca poco alle 5 e 30', siamo su una bella radura che sembra
ideale per
questa caccia. |
||
La
luce invade lentamente la valletta, il blu ed il nero
della notte si
stemperano gradualmente nei colori del bosco, della stoppia e
del cielo; le forme
degli alberi e degli arbusti emergono pian piano dall’ombra
indefinita della macchia, la stoppia passa dal grigio al bronzo ed
al rame. È l’ora del merlo che parte chioccando dalla macchie, delle
prime cornacchie che solcano il cielo,
lanciando il loro
richiamo gracchiante. |
||
Ci
manteniamo coperti, sdraiati in terra, in una piccola rientranza
della macchia, con pochi arbusti bassi davanti. Ho deposto lo zaino
(riempito di materiale leggero, ma abbastanza consistente per
supportare stabilmente la carabina, che gli appoggio sopra carica,
ma ovviamente in sicura) in terra dalla parte che mi sembra più
idonea all'apparizione del Capriolo; ho provato l'impostazione
ed ho cominciato a sbinocolare. La zona più interessante mi pare
quella alla mia destra, con una radura di stoppia di medica
circondata dalla macchia e "spaccata nel
mezzo
da una piccola siepe, alta da una settantina di centimetri a poco
più di un
metro e mezzo, che si
interrompe o si dirada sensibilmente per un breve tratto, circa
|
||
Dopo una decina di
minuti, mi pare di cogliere, ad occhio nudo, un movimento furtivo
nel buio della siepe. Brandisco
il binocolo,
frugo
con le sue lenti tra i rami e gli arbusti, nulla! Forse al buio ho
visto qualcosa che non c'era. |
||
Passo
ad esplorare la radura alla mia sinistra,
di nuovo torno sulla
siepe e poi un’altra volta a sinistra, metodicamente,
quasi
ritmicamente per qualche
minuto;
colgo nella siepe un altro movimento indistinto, altra sbinocolata a
vuoto. La luce si intensifica leggermente, seguito ad esplorare
sistematicamente il terreno circostante soffermandomi sui punti più
interessanti, poi ecco di nuovo che mi pare di percepire una
presenza nel posto dove avevo notato precedentemente qualcosa; ma
questa volta anche lo Swarovski ha un'allucinazione e nelle sue
lenti, per una frazione di secondo, percepisco un'ombra del colore
di un Capriolo, che si muove come un Capriolo. Ci siamo,
è
lui ! |
||
Quando uscirà, se non sarà disturbato, per rientrare nella macchia dovrà forzatamente passare dietro la siepe e si scoprirà nel breve tratto dove questa si dirada. Solo lì potrò sparare senza il rischio che un ramo devii la palla del 264. |
||
Senza dire nulla al buon Mauro, sposto lo zaino nella
posizione più idonea a sfruttare il campo presumibile di tiro,
ci poggio sopra la carabina, sempre in sicura, provo la tempestività
di acquisizione dell’eventuale bersaglio dove ho visto muoversi il
Capriolo. |
||
Ormai,
le probabilità di tirare in quella direzione sono altissime, ma do
velocemente un colpo d'occhio alla mia sinistra; non sarebbe la
prima volta che, mentre osservi un animale coperto da una parte, da
quella opposta
te
ne passa un altro tranquillo tranquillo, al pulito, magari con un
trofeo da medaglia. E tu te ne accorgi quando anche lui si è accorto
di te, ed è fuggito o si è coperto definitivamente. |
||
Mentre
appunto cerco di evitare un rischio del genere, sento un colpettino
sulla spalla. È " l' altro Mauro" che mi fa: |
||
" È uscito un Capriolo da dietro la
fratta; accidenti, ecco che cosa guardavi da prima! " |
||
Mi giro con calma, frugo di nuovo nella
siepe col binocolo, non vedo nulla; passano attimi lunghissimi, nelle
lenti ancora solo arbusti, stoppia e cespugli,
ma sono certo che “lui” è ancora lì; poi,
dalla vegetazione più fitta emergono lentamente, come al
rallentatore,
prima
la testa e poi il tronco di un animale certamente giovane; l'animale
appare lentamente, pare fluttuare come un fantasma nell'aria
lattiginosa del mattino. Lo guardo nelle lenti del binocolo mentre
lentamente esce allo scoperto, il capo
appena celato da alcuni
rametti, sembra
presentare un modesto trofeo, ma il tronco è ben visibile e
l'assenza del pennello mi convince che sono i rami ad ingannarmi e
che siamo, con ogni probabilità, davanti ad una sottile. |
||
Del resto, sono sempre stato
dell'idea che a caccia non si possa andare troppo per il sottile
e perdersi in filosofie, ma sia essenziale supplire con lo spirito
d'adattamento, l'esperienza e la prontezza delle decisioni a tutte
quelle cose che non abbiamo, e delle quali ritengo eticamente
corretto fare a meno:il rest, la solidità della seduta, la certezza
della distanza, l'immobilità del bersaglio e le mille altre cose
che ci facilitano il compito
quando
tiriamo ai pezzi di carta. Mandare via un animale (cosa che peraltro
non mi capita da anni), purché non ferito, non sarebbe poi un
dramma. Sostengo da sempre che gente che spara decentemente abbia il
dovere di rendersi le cose
un po’ complicate, anche
a costo di
rischiare una padella,
È per questo che non amo i reticoli col compensatore, le torrette
con le tabelle balistiche, gli anemometri, i telemetri utilizzati a
tutto spiano, i cannocchiali tipo “osservatorio stellare”. Non dico
di tornare all’arco, ma vivaddio già tirare con una cartuccia che
non scende mai in terra come |
||
Il momento è arrivato. “Festina lente”: decidi ed agisci
tempestivamente ma senza perdere calma e compostezza.
Non esito, mi stendo come posso, su un
fianco, di traverso rispetto alla linea di tiro, |
||
Il reticolo va da solo al suo posto, appena pochi centimetri dietro la spalla, sulla linea inferiore del torace della femmina che tranquillamente gusta i ciuffetti di medica nuova che affiorano nella stoppia. |
||
È tutto a posto; non esito, carezzo il grilletto, percepisco il tuono della 264, il Capriolo scompare alla mia vista; sento solo la voce di Mauro: | ||
"Complimenti! Maremma budella, 'e s'è accasciata come 'n sacco voto! Cha caspita di cartuccia gli ha tirato? " | ||
Sorrido, sono felice come una pasqua! Ragguaglio brevemente Mauro sulle caratteristiche di questo mefitico parto della Winchester, lui mi ascolta, annuisce e fa cenno di andare a raccogliere l'animale. Obietto che sarebbe caso di aspettare una decina di minuti ancora, il toscanaccio mi guarda e mi dice sorridendo: | ||
"quella 'e
si move solo se la si porta via noi!" |
||
Ci
avviamo a recuperare. La sottile è in terra esattamente sull’anschuss. L'ho
colpita
di
poco
alta rispetto
al l punto mirato, il calcolo della distanza era corretto. Sul
terreno vistose tracce di sangue, insieme ad un lembo di tessuto
polmonare. Il foro d'entrata è un po' frastagliato e leggermente
ovale, forse
la
costola attinta si è portata via un pezzetto di muscolatura
intercostale o un rametto ha disassato la palla negli ultimi
centimetri; quello d'uscita è regolare, diametro circa |
||
Laviamo la carcassa, la spelliamo e ci avviamo a piedi a recuperare l'automobile. |
||
In terra, sul tratto di strada non visibile dall'appostamento, le tracce di un paio di Caprioli e di un grosso Daino. | ||
Recupero la spoglia e mi avvio verso casa. A metà strada mi raggiunge la telefonata di Marco | ||
"Complimenti. Non so cosa tu abbia fatto di preciso, ma mi
hanno chiamato per dirmi che sei stato veramente bravo" |
||
Mi schermisco, un po' per educazione ed un po' perché
effettivamente non mi pare di aver fatto nulla di eccezionale; ma il
complimento costituisce senza dubbio una sorta di
ciliegina sulla torta. |
||
Tra pochi
chilometri affronterò gli ultimi strascichi del problema che mi ha
rovinato quasi tutto il mese di Agosto, ma lo farò col cuore più
leggero ed i nervi più distesi. |
||
|
||